STIRPE: DISPIACE ESONERARE NESTA MA ORA STOP AGLI ALIBI DELLA SQUADRA. VALUTERO’ IL MIO FUTURO NEL CLUB

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FROSINONE –  Quando il gioco si fa pesante, la parola inevitabilmente deve passare al presidente Maurizio Stirpe. Conferenza stampa convocata praticamente ad horas e nella quale il massimo dirigente giallazzurro al termine della sua lunga articolata introduzione ha annunciato l’esonero del tecnico Alessandro Nesta. Il nome del nuovo allenatore verrà comunicato nelle prossime ore dalla Società.

Nesta è il sesto allenatore sollevato dal patron giallazzurro nei 18 anni di presidenza. D’altronde è di lui che i tifosi si fidano, si sono sempre fidati. Per una questione di dna, di appartenenza oltre ogni cosa. E nel pieno rispetto dei ruoli di tutti. Non ha mai fatto mancare la propria presenza discreta ma forte ma soprattutto il suo contributo di idee, di strategie, di indirizzo. Che ora più che mai diventano fondamentali per la sopravvivenza in un calcio che, come sottolinea più volte, ha già mutato le sembianze. Nelle sue 18 stagioni da presidente non sono mancati momenti difficili. E quello che sta attraversando la squadra giallazzurra lo è senza dubbio alcuno. Nelle sue parole anche amarezza e una attenta valutazione su quello che potrà essere il suo futuro nel Club giallazzurro.

“Scusate del poco preavviso – ha esordito Maurizio Stirpe – però nel calcio la velocità è una caratteristica importante. Soprattutto quando di valutano gli eventi, le situazioni quali esse siano e si debbono prendere le opportune determinazioni in presenza di certi tipi di problematiche. Volevo approfittarne per fare il punto sulla situazione su alcuni aspetti doverosi da chiarire da parte della Società. Innanzitutto dobbiamo ripartire dalla posizione di classifica rispetto agli obiettivi prefissati. In tempi non sospetti dissi che dovevamo stare dalla parte sinistra della classifica per poi capire a poche giornate dalla fine della stagione regolare, se ci sarà la forza per competere all’obiettivo playoff. Ma se analizziamo l’andamento della stagione, fino al 18 dicembre possiamo dire che la squadra stava facendo meglio degli obiettivi prefissati, eravamo terzi in classifica. Anche a fronte di un inizio stentato. Poi è arrivato il Covid che ci ha colpito in un modo molto severo, con tanti contagiati. Insieme alla Reggiana credo che abbiamo avuto il maggior numero di contagiati e tutto questo ha influito dal 20 dicembre fino al termine del girone di andata tra malattia ed anche infortuni di elementi rappresentativi. Il potenziale è chiaramente rimasto inespresso. Senoché è iniziato nel mese di febbraio e poi è proseguito anche a marzo un andamento preoccupante: 10 punti in 11 partite nel girone di ritorno, con 2 vittorie, 4 pareggi e altrettante sconfitte. Alcune di queste immeritate, altre meritate. Ritengo in ogni caso che ci siano dei segnali da cogliere soprattutto nelle ultime due gare che daranno la giustificazione delle cose che dirò successivamente. Mi riferisco – scende nel dettaglio – al secondo tempo della gara col Chievo, nel quale si sono mostrate fragilità importanti: abbiamo avuto il modo di chiudere la partita e di farlo con un avversario che te lo consente e se non lo fai, questo è un grave punto di demerito. Denota qualche scricchiolio nei meccanismi. E poi non mi è piaciuto il secondo tempo della gara col Lecce, una squadra comunque forte e in salute, non mi riferisco al fatto di aver perso. Non ci sta a dover perdere in quel modo dopo un primo tempo importante, di andare sotto di un gol nella ripresa, subire un rigore, parare il calcio di rigore: quella di solito deve essere la spinta, la molla che ti fa ripartire e che ti dice di provarci fino alla fine. Invece non è successo assolutamente niente. La somma di due tipi di fragilità mi hanno fatto molto pensare”.

Il presidente passa alle questioni riguardanti più strettamente il tecnico ma anche la squadra che rimane sul campo. Parole agrodolci per Nesta, parole dure per la squadra. “Arriviamo alla parte delle decisioni. Noi in questo Frosinone ci mettiamo testa, cuore e portafoglio. Altri ci mettono solo la lingua per fare polemiche. Ritengo quindi, decisione per me molto sofferta e sono stato molto dibattuto dal prenderla ma dico che c’è bisogno di una scossa. La squadra e l’ambiente non debbono avere più alcun tipo di alibi. Perché quando una Società difende un allenatore, come ha fatto il Frosinone con Nesta, lo fa sulla base dei numeri. Ma Nesta è un allenatore che non ha mai potuto applicare il suo sistema di gioco perché non c’era la disponibilità dei giocatori ad attuarlo oppure diciamo che c’era una inadeguatezza in caratteristiche di taluni per poter replicare certi schemi o meccanismi di funzionamento. Nesta è partito male la scorda stagione, ha dovuto gestire male le tessine di una retrocessione. C’era gente che voleva andare via a fronte di nessuna richiesta – spiega con dovizia di particolari Stirpe – gente che non ha la sensibilità di capire che c’è qualcuno che ti paga e soprattutto che esistono dei rapporti tra Società che debbono essere salvaguardati. La Società ha supportato Nesta, a volte bene, altre meno bene. Dopo un avvio non soddisfacente la scorsa stagione, tutti abbiamo trovato un equilibrio prima del lockdown. C’è stato il Covid, lo stop dei campionati e tutto quello che ne consegue e tutto questo non è stato metabolizzato bene né lo scorso anno e né quest’anno. Significa che abbiamo una scarsa personalità. Perché giocare senza nessuno allo stadio fa prevalere solo chi riesce ad estraniarsi anche senza la presenza del pubblico, chi ha una forza mentale importante. Gli acuti li abbiamo fatti a fronte di gamba e forma giusta di alcuni giocatori. Altre volte abbiamo rimediato una brutta figura per le motivazioni dette in precedenza, la mancanza di quella famosa forza mentale. Anche quest’anno siamo ripartiti alo stesso modo”.

Le parole che annunciano l’esonero. E squadra in ritiro. “A me dispiace esonerare Nesta – sottolinea il presidente, entrando nel cuore del suo intervento – ma non è lui il problema. Ma non voglio dare più alibi all’ambiente che da tempo chiede la testa dell’allenatore. All’ambiente chiedo di valutare gli accadimenti. I responsabili sono quelli che sono andati via, sia per loro volontà ma anche per comportamenti maleducati e insopportabili. Chi non c’è ha sempre torto. Chi rimane e ci mette testa, cuore e portafoglio forse merita più rispetto di quanto non ho visto in questo ultimo periodo. Per cui noi esoneriamo l’allenatore anche se lui ha una parte di responsabilità. La parte maggiore la ha invece chi è andato via, basta rileggersi il film degli ultimi tre anni. Per chi fosse interessato, si vada a rivedere il film degli ultimi tre anni. E ognuno potrà fare le sue valutazioni e considerazioni. E poi la parte di responsabilità la hanno quelli che sono rimasti. Le responsabilità sono queste e da oggi non ci sono più alibi. La squadra lo farà da condizione di ritiro da domenica prossima con un nuovo allenatore, a tempo indeterminato e fino a quando il Frosinone non riuscirà ad uscire dal campo in un modo dignitoso e quindi i risultati non determineranno il contrario”.

Valutazioni e riflessioni sul proprio futuro. “Infine – è questa è la parte che riguarda direttamente la correlazione con la sua presenza nel Frosinone Calcio – vi dico che anche per me inizia una fase di valutazione: queste ultime due stagioni sono state molto difficili, dal punto di vista economico, finanziario per tenere tutti insieme. Senza ricevere nemmeno una telefonata di incoraggiamento da parte di nessuno. Sembrava quasi fosse un dovere fare queste cose (il Presidente non lo dice ma probabilmente si riferisce anche alle Istituzioni, ndr). Questo mi fa riflettere. Non tutto deve essere dato per scontato. E tutto deve essere messo in armonia col resto dell’ambiente. Io faccio il calcio perché voglio dare qualcosa alla gente del territorio ma non deve essere un obbligo bensì un piacere perché immagino che dall’altra parte c’è gente che ha piacere di ricevere questo sforzo allo stesso modo. Se dovessi accorgermi che questo piacere non è più reciproco e lo valuterò attentamente, sarò il primo ad alzare il sedere dalla sedia. Parte così anche una fase di valutazione e riflessione il cui esito non è scontato. Ne parleremo a fine stagione, ne parleremo qualora non dovessimo riuscire a trovare lo spirito giusto che ci ha portato fin qui e che qualcuno ha dimenticato. Questa cosa mi dà molto fastidio. Debbo dire la verità, in tante situazioni mi sono trovato in una grande condizione di solitudine. Penso che il calcio così non valga la pena farlo”.

Giovanni Lanzi

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